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venerdì 4 marzo 2016

Le onde gravitazionali tra Einstein e Aristotele

E’ in corso una grandissima rivoluzione nella fisica. Se quattro anni fa si strabuzzavano gli occhi di fronte all’incredibile bosone di Higgs, oggi si arriva all’autoerotismo con le onde gravitazionali. Ipotizzate nel 1915 da Einstein per puntellare la sua teoria della relatività generale, sono state finalmente trovate grazie all’importante aiuto di enormi tuboni lunghi qualche chilometro.

Scoprire le onde gravitazionali, insomma, non è stato affatto facile. A dirla tutta non le abbiamo nemmeno viste ma solo sentite, previste, logica-mente. Ad ogni modo, al netto dell’imperfezione dei sensi umani, tanto basta per gridare alla “scoperta del secolo”, con ricchi “nobel” già prenotati e in rapido arrivo. Prodotte dalla collisione di due buchi neri (a cui Einstein, ironia della sorte, non credeva), queste fantascientifiche onde gravitazionali sembrano essere una poesia ermetica: vibrazioni dello spazio-tempo, piccole increspature del tessuto spazio temporale che permea tutto l’universo, tremolii acquatici concentrici, ecc… E via ancora di festeggiamenti, di trenini e di fanfare. 

onde gravitazionali e vuoto

E infatti, specie per la celebrata comunità scientifica, c’è davvero tanto di cui festeggiare. Non conosciamo nemmeno il 90% della materia e ci abbiamo messo oltre duemila anni di rivoluzioni scientifiche e di progresso tecnologico per capire che aveva ragione Aristotele quando diceva, nella sua Fisica, che lo spazio non era vuoto, ma un plenum di etere. Come ritardo non c’è male, ma almeno oggi la cinematografia ha anticipato le lodevoli applicazioni di quest’ultima scoperta e possiamo già vederci proiettati in fantastici viaggi spazio-temporali come il Signor Spock e Ian Solo... tra tweet di comparsata, social in subbuglio e carrambate familiari... la scoperta delle onde gravitazionali, insomma, alleva nuove Cristoforetti da esportazione interplanetaria… 

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