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lunedì 9 maggio 2016

Grecia: nuovo piano di austerity e riforme

Il dar soccorso ai Greci non vi consente Giove”. Queste le parole di Minerva nell’Iliade, le stesse che, oggi, dovrebbe pronunciare anche ogni greco assennato (i debiti, alla lunga, non si pagano… mentre si pagano, invece, gl’investimenti sbagliati). Gli aiuti sbloccati dopo il referendum dello scorso anno, a quanto pare, stanno infatti facendo più danni delle Erinni.

Il Parlamento greco ha approvato la riforma pensionistica e fiscale con cui il governo del nuovo Cleone spera di soddisfare le richieste dei creditori internazionali e di passare all’esame dell’Eurogruppo. La maggioranza di governo (Syriza, ANEL), ha infatti approvato con 153 voti favorevoli su 300, le riforme sulle pensioni e sulla rimodulazione della fiscalità. Un pacchetto complessivo di 5,4 miliardi che, almeno nella speranza di Tsipras, dovrebbe sbloccare l’ennesima tranche di aiuti economici necessari per scongiurare il default e per rimpinguare l’anemica liquidità statale. “Stiamo facendo di tutto per tenere in piedi il paese” – afferma un accorato Tsipras di fronte al Parlamento ellenico. Ad esempio: l’Iva sale dal 23 al 24%, saranno riviste al rialzo anche le aliquote Irpef, la soglia esentasse scende a 9.091 euro, le pensioni vengono tagliate (pare non vengano sforbiciati i trattamenti minimi, ma solo gli assegni supplementari, che dovrebbero garantire un ulteriore risparmio di 1,8 miliardi). 

austerità Grecia

Sarà l’Eurogruppo a stabilire poi se i greci hanno fatto “per bene" i compiti a casa. Se sono stati sufficientemente austeri daranno quindi il via libera ad una nuova fetta di aiuti da 5 miliardi, necessari per pagare i 3,5 miliardi di debiti in scadenza a luglio, evitando così il default.
Si continua a drogare un drogato con la speranza di farlo sopravvivere.

Perché ormai sono finiti i tempi in cui Nietzsche poteva dire sui greci: “sono privi del senso di peccato. Oreste il delinquente anche se rispettabile”. 
In un’economia finanziaria fondata sulla debole fiducia, l’unico grave peccato è non pagare, o dare l’impressione di non poterlo comunque fare.  

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