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mercoledì 14 settembre 2016

Economia e oroscopo

Oggi che la scuola sembra servire esclusivamente per trovare un’occupazione stabile e duratura, anche gli arrivisti siliconati made in Bocconi si sono messi al passo coi tempi. 
In realtà, abbracciando in pieno la logica della diversificazione, il neo-bocconiano può persino scegliere tra i grafici a torta e l’astrologia, tant'è vero che la carriera degli economisti e degli statisti di ogni risma, oggi, sembra felicemente convergere con quella di Paolo Fox.

E allora si ammantano di un’aura scientifica anche gli oroscopi cartesiani, il dare i numeri a vanvera, il redigere statistiche invocando gli aruspici o le convergenze di Giove con Saturno. E persino l’economista sfibrato dai dati, può finalmente trasvalutarsi in una star impomatata e reclamare il suo giusto palcoscenico. Le oggettive prove della loro scalata sociale sono disseminate ovunque, come pergamene lucidate e in bella mostra. D’altronde, come un astrologo navigato, sparano nel mucchio, generalizzando alla bisogna. La loro forma mentis  è chiara e ormai collaudata da una serie interminabile di fregature: danno i numeri, tutti i numeri, così da poter dire di aver avuto, almeno una volta, ragione.


Il nuovo capitolo sulla saga dell’eco si arresta di nuovo al nuovo tormentone del secolo: le stime del Pil. Nella fattispecie, le intuizioni del Governo, che prevedevano nel secondo trimestre una crescita dello 0,1-0,2%, sono state puntualmente disattese dagli astri. Cattivo Pil, Cattiva realtà.
Il Pil, secondo l’Istat, non è infatti cresciuto per niente, attestandosi ad un poco  trionfale zero.  Sarà anche colpa dello scarso ottimismo degli attori economici, o forse sarà l’insolente gufaggine dei cattivi partigiani anti Governo trendy che non spendono, tuttavia l’Italia sembra essere tornata nel vortice della stagnazione.

Ma almeno dalle parti di Palazzo Chigi non hanno alcun dubbio sulle responsabilità di tale sciagura: “all’Istat sono organizzati come trent’anni fa. Logico che poi quando arriva il momento di rivedere le statistiche trimestrali sul Pil, le devono rialzare. Perché la previsione iniziale la fanno con i dati manifatturieri, che pesano per il 20% appena sulla crescita totale. Mentre i servizi che valgono il 70% sono inseriti solo nelle revisioni. Un modo di lavorare vecchio”. Cattiva Istat!

Ma intanto il balletto dei numeri avanza zoppicando. Dopo le lusinghiere stima di crescita del Pil Italiano fatte inizialmente dal Governo e dalla stessa Istat e poi sbrigativamente ritrattate in corso d’opera, dopo le previsioni poco entusiasmanti dell’Fmi e dell’Ocse, il supertecnico delle previsioni Padoan non perde il vizio dell’astrologo dal callo grosso: “il Pil è in crescita”.
L’unica certezza, che sembra ripetersi in uno stucchevole eterno ritorno dell’uguale, è che alla fine dell’anno, tutti i previsionisti avranno cannato miseramente le proprie stime. O forse, molto più verosimilmente, ne avranno previste talmente tante, che negli archivi, scartabellando tra i loro vaticini, troveranno addirittura la traccia della predizione giusta.

-L’avevamo detto noi!-, ne sarà l’orgoglione grido di battaglia. E intanto saranno rimaste solo le briciole delle ottimistiche aspettative fatte a inizio anno. Ma come sempre, la scienza oggettiva e senza macchia dei tecnici e dei professori imbiancati avrà vinto alla lotteria dei numeri, e il popolo senza memoria non mancherà di rinnovargli ancora la propria mistificante fiducia. 

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