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venerdì 24 marzo 2017

De l'alternanza schola et labora

Il solito viaggio in macchina per Milano, con la consueta, obbligatoria, tappa all’autogrill.
Per omaggiare il de gustibus e per non far torto agli alimenti spazzatura, si entra, lancia in resta, con l’intenzione di prendere un Camogli riscaldato.
Era tutto come te l’aspettavi all’autogrill: il bancone dove l’avresti voluto trovare, il frigo delle bibite a portata di orinatoio e i corridoi che sembravano un aggrovigliato budello inestricabile.

Solo l’inserviente del bar aveva qualcosa di strano. Era giovane, troppo giovane per il Novecento dei diritti progressisti, e aveva cucito sulla divisa d’ordinanza un logo laureato, ove scintillava in bella mostra la scritta “alternanza scuola lavoro”. M’incuriosii e iniziai, da perfetto rompicoglioni in vacanza, a subissarla di domande scontate.
Ne uscì una breve rassegna d’informazioni collaudate: era una liceale e mi raccontò delle 150 ore complessive che doveva svolgere quest’anno e delle 4 ore pomeridiane che passava in quell’”accogliente” Cacania.
La lasciai al suo lavoro e mi diressi verso l’uscita, attraversando l’intestino di corsie, tra dischi di Gigi d’Alessio invenduti e grassi insaturi in scatola, mentre m’interrogavo sul cosa potesse imparare una liceale in un luogo come quello. Pensavo ai militaristi dell’esistenza, a quelli dalla schiena dritta perennemente in battaglia con loro stessi, che in una posticcia riedizione del ressentiment, da “subitori” incalliti volevano che altri subissero, ma per “imparare” (aka, “parare” i colpi della vita). Ma imparare cosa?  - strepitavano le evoluzioni del mio soliloquio -. Che la schiena dritta la si può sfoggiare solo con chi ricopre un grado “inferiore” al tuo (a quelli si “spezzano le reni”), per tutte le altre evenienze – lavoro incluso – meglio tenere il capo chino, il dorso inarcato e ogni orifizio lubrificato.

saper fare

Arrivai dunque alla cassa, dopo essere stato digerito dal budello di scansie imbandite per il banchetto autostradale.
Non riuscii proprio a trattenere la lingua, e così chiesi alla cassiera che era di turno un parere sulla studentessa del bar. 
Risultato: la cassiera quarantenne aveva visto tagliarsi lo stipendio, perché grazie alle ore lavorate "agggratis" dai ragazzi dell’alternanza scuola-lavoro, il monte orario aveva subito un significativo taglio... e vissero tutti felici e contenti.


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